IN SCENA
Opere di Ilario Fioravanti

In occasione della cinquantesima Mostra Mercato Nazionale nelle botteghe e nei palazzi del centro storico le opere di Ilario Fioravanti tornano in mostra a Pennabilli grazie ai prestiti concessi dalla Casa dell’Upupa di Sorrivoli, sua dimora e studio d’arte. Ad ospitarle è il Teatro Vittoria, recentemente restaurato e che, aprendo le sue porte alle creazioni del maestro cesenate, offre anche l’opportunità di una visita all’interno dei propri spazi rinnovati.
In scena vi è tutta la sensibilità di un uomo che non ha saputo resistere alla forza vitale dell’arte. Il rapporto tra Fioravanti e la sua vocazione artistica è esemplare di come ogni essere umano, in fin dei conti, soffra nel reprimere ciò che è la propria essenza. Pur rinunciandovi solo inizialmente per lavorare come ragioniere, intraprendendo così un percorso sicuro, il richiamo alla dimensione artistica era così difficile da reprimere da provocare in lui vero e proprio malessere fisico.
Dare ascolto alla propria vocazione significa acquisire consapevolezza della propria direzione. Solo allora, certi di dove si sta andando, la ricerca non ha più limiti e il flusso della vita diventa travolgente.
Nel suo caso, acquisire coscienza di sé significò anche entrare a pieno titolo nel mondo della storia dell’arte, in particolare grazie al critico d’arte Giovanni Testori, che si accorse per primo “della verginità e integrità del suo sguardo”, come scrive Vittorio Sgarbi. Quello che possiamo cogliere è il punto di vista di una persona che a tutti gli effetti si può considerare umanista, non solo per la coltivata sensibilità nei confronti dell’arte classica, ma anche per la devozione dimostrata verso l’umanità, che si coglie nelle sue mani impresse nella materia delle sue creazioni.
È certo che Fioravanti si immerse completamente in quella che lui stesso, citando Goethe, definiva come “la spirale all’infinito”, ovvero l’arte come ricerca continua che tende verso qualcosa di indefinito. Le sperimentazioni nel campo dell’architettura e di approcci differenti all’arte al di là del disegno, suo prediletto, come l’incisione, la pittura e la scultura, hanno reso per lui possibile la padronanza di diverse tecniche artistiche, dimostrata anche dallo sconfinato numero di opere che realizzò.
Le opere selezionate ed esposte in occasione del cinquantesimo anno Mostra Mercato Nazionale di Pennabilli costituiscono solamente una minima parte di tutta la sua produzione.
Si entra in punta di piedi, in teatro, silenziosamente, quasi col fiato sospeso. La sensazione è che qualcosa stia per accadere, che si possa assistere a momenti irripetibili. Le suggestioni che questo ambiente è in grado di sprigionare sono quasi magiche, capaci di sospendere il tempo e mettere in pausa la vita al di fuori di queste mura.
E proprio queste sono le due forze che pervadono lo spazio che state per visitare, l’una complementare ed opposta all’altra.
Il tempo, congelato negli sguardi di questi personaggi immobili e forza percettibile nell’atmosfera sospesa di questa platea.
La vita, che vibra nella materia di queste creature plasmate dalle mani dell’artista, la cui sostanza pare pronta a trasformarsi da un momento all’altro, in una continua tensione all’infinito. Tracce di un’esistenza, quella di Fioravanti, pervadono intensamente queste figure, che esprimono un amore religioso nei confronti della vita e tutte le sue contraddizioni.
Le presenze femminili di felliniana bellezza che occupano gli spalti annunciano la limitata temporaneità di quel piacere che deriva dal mettere in pausa i problemi irrisolti e gli ostacoli cui siamo chiamati ad affrontare ogni giorno, che sfizi, risate e divertimento possono attenuare solo in parte. Ciò che ben riassume questa oscillazione tra gioia e sofferenza, felicità e malinconia, è il mondo del circo, tema molto caro a Fioravanti. I protagonisti in scena sono abbagliati dalle luci del palcoscenico che, per un momento, sono in grado di accecare anche lo sguardo dello spettatore, ma non possono nascondere la malinconia che si cela nell’animo di questi personaggi, investiti dal compito di provocare risate e divertimento tra chi guarda, comunque toccati dalle fatiche della vita che vengono solo temporaneamente congelate o condivise con il pubblico.
Tutto è sospeso, qualcosa sta per accadere. Non si può far altro che entrare trattenendo il respiro, con la curiosità negli occhi e le farfalle nello stomaco, alla costante “ricerca di qualcosa che deve ancora venire” come ci insegna il Maestro Ilario Fioravanti.

Valentina Goldoni

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