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La statua di legno policroma rappresenta la tipica espressione dell’immagine di culto a partire dal XIII secolo fino a quando, in epoca rinascimentale, tale materiale verrà discriminato rispetto al pregio del marmo e del bronzo nell’ambito del dibattito sul primato tra le tecniche e i generi artistici.

La policromia seguiva la fase dell’intaglio. La scultura veniva ricoperta da un impasto preparatorio, steso in più strati, composto da gesso e colla proteica (di pergamena, bue o pesce) che serviva a rendere più uniforme e assorbente la superficie legnosa.

Nel composto venivano imbevute delle piccole garze o tele di lino, usate per ricoprire la scultura interamente o solo nelle giunzioni.

Una volta asciugata e seccata, la statua era pronta per ricevere i pigmenti. Si usavano anche coloranti di origine vegetale (come il seppia o la cocciniglia) finché l’esigenza di creare più ricchi effetti cromatici dette impulso alla ricerca di sostanze artificiali, ottenuti per reazioni chimiche.

Scultura lignea in policromia originale
Italia centrale - 1600 - cm h 43