I monaci certosini, oltre allo studio ed alla trascrizione di manoscritti, alla coltivazione dell’orto e del giardino, svolgevano anche lavori di falegnameria all’interno delle proprie celle. Qui vi era infatti uno spazio utilizzato deposito della legna, utile sia per la stufa sia alla realizzazione di vari manufatti.
Furono proprio questi monaci ad utilizzare inizialmente ed esclusivamente la cosiddetta “tarsia alla certosina”, a cui hanno poi dato il nome.
Questa tecnica ornamentale si diffuse in Italia tra il XIV ed il XV secolo, e veniva eseguita per decorare mobili nell’arredo ecclesiastico come gli stalli dei cori certosini e gli armadi delle sagrestie. Si era già diffusa in Europa agli inizi del Trecento, importata in Spagna dall’Oriente da artigiani moreschi, poi costretti ad emigrare in Italia.
Questa antichissima e particolare tarsia richiedeva tanta concentrazione, pazienza e meticolosità, motivo per cui si è diffusa l’espressione “lavoro certosino”, per intendere un’attività eseguita con tanto impegno e precisione.
Prima metà XVI sec.