Si terrà dal 12 al 27 luglio, in contemporanea con la 44° Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato Città di Pennabilli, la mostra collaterale “Quando la grafica si fa arte”, che ripercorre le fasi della ricerca grafica dei grandi maestri del Novecento. All’excursus artistico si accompagna un’accurata analisi tecnica e storica che, partendo dal segno primordiale, sfiora tutte le tecniche grafiche: incisione, litografia, serigrafia.
Il visitatore che, all’interno delle sale di Palazzo Olivieri gradevolmente climatizzate, percorrerà gli stand degli antiquari per ammirare preziose opere d’arte e d’artigianato realizzate nei secoli scorsi, avrà la possibilità di apprezzare alcuni capolavori eseguiti dai moderni maestri della grafica: da Toulouse Lautrec, Pablo Picasso, Joan Miró, Marc Chagall, Andy Warhol, Antonio Bueno a Giorgio De Chirico, Michele Cascella, Renato Guttuso, Aligi Sassu, Giuseppe Migneco, Salvatore Fiume, Ugo Nespolo e tanti altri, stranieri e italiani.
Potremo ammirare, tra l’altro, il volto sensuale e ammiccante della bellissima Marylin Monroe, che emerge vivacemente colorato da una serigrafia datata 1967 (è firmata in basso a destra da Andy Warhol). Appartiene a una cartella contenente dieci serigrafie su carta dedicate alla diva americana, realizzate dal grande artista statunitense negli anni Sessanta a completamento di una collezione più ampia che ritraeva diversi personaggi famosi, icone del tempo, come Mao Tse-tung. La cartella dedicata alla Monroe è una delle più famose e citate dell’artista e si caratterizza per una ricchezza cromatica differente da serigrafia a serigrafia e per il contrasto dei colori.
Continuando nel percorso espositivo, troveremo una litografia del grande Joan Miró. Esiste un tema portante nella produzione dell’artista: la natura. In quest’opera le macchie di colore si susseguono in una tessitura composita: su uno sfondo magnetico si posa una pittura che insieme è scrittura, un alfabeto di immagini che hanno ritmo, musica e movimento, come in una danza. «Le mie opere – affermava Miró nel 1978 – sono campi sonori, campi di ritmi calligrafici e musicali.»
L’acquaforte di Marc Chagall “Le curé et le mort” fa parte della serie “Le favole di La Fontaine” realizzata tra il 1927 e il ’30, che vedranno la luce nel 1952. Marc Chagall è stato illustratore di fama universale. La poetica surreale, favolistica, religiosa del maestro russo trovò uno strumento congeniale nella grafica seriale, nell’incisione come nella litografia, alle quali si dedicò fin dal 1923.
Un grande utilizzatore della grafica fu Pablo Picasso: fra incisioni, litografie e linoleum, i soggetti grafici picassiani pubblicati da George Bloch furono infatti 2022. L’incisione che troviamo in questo itinerario attraverso la grafica del Novecento fa parte di una serie realizzata a partire dagli anni Sessanta nella quale l’artista dà libero corso al suo inesauribile estro immaginifico legato all’erotismo, al voyeurismo.
Particolare attenzione merita una litografia colorata a mano di Giorgio De Chirico (dimensioni: 50 x 70 cm), prova d’artista firmata a matita, intitolata “L’architetto metafisico” del 1970. L’opera è stata pubblicata nel catalogo dell’opera grafica 1969 – 1977. La metafisica rappresenta un altro grande contributo all’arte europea che provenne dall’Italia nel periodo delle avanguardie storiche. «Io ho mostrato per primo la metafisica di piazze, giardini e paesaggi, le prime fondamenta di una grande metafisica.» Amava dire De Chirico. “L’architetto metafisico” fa parte di un ciclo interessante nella pittura del “Pictor optimus”, quasi 240 pezzi tra dipinti, fotografie, disegni e grafiche, in cui l’artista delinea attraverso le architetture delle città le prime fondamenta di una grande metafisica. In che misura l’architettura abbia pesato sull’opera di Giorgio De Chirico e quanto invece il pittore abbia influenzato l’architettura del XX secolo è stato il tema di un’ampia retrospettiva allestita presso l’Institut Valencià d’Art Modern nel 2007.
Infine, va sottolineata la presenza in mostra di una rarità: un’opera del maestro sloveno Joze Ciuha, nato nel 1924. La serigrafia originale in 22 colori, placcage nero, oro e argento in foglia di altissimo livello è stata realizzata nel 1995, si intitola “Il Profeta” ed è stata concepita per il programma Europa per la sensibilizzazione attraverso l’arte del popolo sloveno. Joze Ciuha, che ha ricevuto diverse onorificenze e riconoscimenti a livello internazionale, in quest’opera ha voluto rappresentare il periodo storico della Slovenia di quegli anni. Le lunghe braccia, le mani, l’oro, l’argento simboleggiano il potere che tutto toglie e tutto può, il tempo che oltrepassa ogni cosa, il limite della morte e l’arte. Il segno di Joze Ciuha è leggero e incisivo, il suo suggestivo racconto si muove tra cultura popolare e retaggio storico, un racconto tracciato con una sintassi arcaica e libera in cui i ricordi di una vita riaffiorano attraverso una personalissima felicità.
Antenato della serigrafia è lo stampino, usato in tutte le civiltà antiche: si va dalle lastre d’oro traforate con le proprie iniziali, con cui firmavano i Romani, ai sigilli papali. La serigrafia ebbe un grande sviluppo durante la Seconda Guerra Mondiale e venne impiegata su larga scala per la stampa su materiale bellico, data l’estrema facilità di applicazione su qualunque supporto: aerei, carri armati, automezzi, elmetti ecc. In campo artistico la serigrafia si affermò grazie agli esponenti della corrente americana della Pop Art: Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Indiana.
La serigrafia, dal latino “seri” = seta e dal greco “graphein” = scrivere, perché originariamente il tessuto usato nella serigrafia era la seta, è una tecnica di stampa che utilizza come matrice un tessuto di poliestere teso su un riquadro in legno o metallo, definito quadro o telaio serigrafico. Il colore filtra attraverso la trama del tessuto nelle parti non trattate con sostanze impermeabilizzanti e raggiunge il foglio sottostante. Questa tecnica viene usata per riprodurre preziosi multipli di opere d’arte dei grandi artisti.
Non si conosce con esattezza l’origine del sistema serigrafico, ma sono state tradotte diverse ipotesi per capire come e dove abbia potuto nascere la serigrafia; non è chiaro e conosciuto chi tra i cinesi e i giapponesi fu il primo a farne uso. Esistono diverse ipotesi sulla nascita di questo procedimento, anche se sostanzialmente si possono individuare tre differenti ceppi di possibile origine: Cina, Giappone e area mesopotamica (Fenici).
La divertente tecnica cinese di fare telai con capelli femminili intrecciati e tesati con incollati pezzi di carta merita di essere menzionata almeno per la poeticità di tale immagine.
L’incisione deve la sua fortuna alla possibilità di riprodurre fedelmente le immagini. Indipendentemente dalle matrici e dai mezzi coi quali si arriva a impressionarle, due sono gli elementi della stampa per incisione: la carta e l’inchiostro, cioè il bianco e il nero, entrambi ugualmente importanti, imprescindibili, l’uno in funzione dell’altro. Il nero dà all’immagine il corpo, il bianco il respiro e la vibrazione vitale. L’incisione non è un disegno riportato su legno, metallo o pietra, è un’opera pensata per la materia destinata a realizzarla, alla cui indole deve adeguarsi, premessa indispensabile per ottenere lo stile voluto. Perché è sulla matrice e non sulla carta che l’artista compie l’atto creativo, che prelude a quello conclusivo rivelatore dell’impressione. L’incisione non ha quindi, come la pittura o la scultura, la visione e il controllo costante del lavoro, che deve, per di più, essere eseguito a rovescio, a distanza ravvicinata, in condizioni di visibilità difficili, fra continue incertezze e rischi. L’incisione, quella originale, in cui creatore del soggetto e incisore sono la stessa persona, è arte a sé, capace di una forza espressiva che non è inferiore a quella della stessa pittura e di cui rimangono capolavori di insuperata potenza. Venne messa a punto in Italia e in Germania intorno alla metà del XV secolo, ma sul finire del secolo XVIII sia l’acquaforte che l’acquatinta troveranno grandissimi interpreti in Goya, Dürer, Parmigianino, Tiepolo, Rembrandt e poi Picasso, Chagall, Mirò, Dalí, Boccioni e tanti altri.
Incisioni o, comunque, multipli di Picasso e Warhol sono stati venduti a prezzi elevatissimi e, oggi, il mercato permette di acquisire (finché saranno disponibili) opere di grandi autori a prezzi interessanti. Perché oggi collezionare la grafica dei grandi Maestri?! Collezionare vuol dire vivere il senso della storia, possedere i prodotti di una conoscenza.
Grandi artisti in passato hanno usufruito della tecnica cosiddetta “grafica” sia per le tante opportunità che offre, ma ancor di più per dare la possibilità al collezionismo di possedere un’opera di un grande maestro a un prezzo accessibile.
Con il termine “multiplo” ci si riferisce a ogni prodotto artistico che parte da una matrice originale; se il materiale utilizzato è la carta, si parla di grafica.
Il procedimento prevede che l’artista stabilisca il numero di esemplari da produrre (tiratura), controlli la fase della stampa, firmi tutti gli esemplari e poi renda inutilizzabile la matrice (biffatura). La presenza costante dell’autore dà valore artistico e commerciale alla stampa. Per questo certi storici dell’arte hanno visto nella grafica un punto d’incontro fra arte e scienza, fantasia creatrice e rigore operativo.
Non tutti sanno che la pietra usata in litografia, termine che deriva dal greco “lithos” = pietra e “ghraphein” = scrivere, si estrae dalle cave di Solenhofen in Germania. Questo speciale calcare, costituito quasi esclusivamente da carbonato di calcio, viene adoperato ricavando pietre compatte e senza venature di circa 10 cm di spessore, che hanno la peculiarità di trattenere un sottile velo d’acqua. Disegnando la pietra con un particolare tipo di matita grassa, l’inchiostro verrà respinto dalle superfici ricoperte d’acqua e trattenuto da quelle impresse dalla matita dell’artista. Al torchio, il foglio di carta riceverà l’inchiostro depositato solo sulle parti disegnate e non sulle altre.
Questo procedimento venne scoperto casualmente, scrivendo con una matita grassa su un pezzo di pietra, nel 1796 da Alois Senefelder, drammaturgo bavarese che stava sperimentando nuove tecniche per duplicare le sue commedie.
Toulouse Lautrec a volte creava effetti tonali spruzzando inchiostro sulla pietra con uno spazzolino da denti. Goya fu uno dei primi grandi artisti a servirsi di questa nuova tecnica, lo seguiranno Delacroix, Monet, Degas, Bonnard e, tra gli artisti più recenti, Picasso, uno dei più notevoli maestri della litografia.
Francisco Goya è considerato uno dei più grandi maestri della litografia. Dopo di lui, Manet, Cézanne, Gauguin, Pissarro, Matisse e tanti altri usarono questa tecnica per realizzare grandi capolavori, oggi ammirati nei musei di tutto il mondo. Le potenzialità della litografia spinsero Degas a pronunciare la celebre frase, omaggio e rimpianto insieme: «Se Rembrandt avesse conosciuto la litografia, cosa non avrebbe mai fatto!»
A cura di Lia Chifari
Responsabile della mostra “Quando la grafica si fa arte” è Lia Chifari, una vita spesa al servizio dell’arte, grande esperta di mercato, in cui si muove a suo agio da 25 anni (fa parte dello staff di Sangiorgio Investimenti d’Arte), e curatrice di importanti mostre, come la collaterale alla 42° Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato Città di Pennabilli (2012) “L’erotismo nell’arte del Novecento”, successivamente richiesta anche a Roma, de “Il segno dei Grandi”, esposizione di disegni dei grandi autori del Novecento, tenutasi a Torino e di iniziative sul “movimento degli Arcani”, per citare solo le più recenti. Lia Chifari è riconosciuta come un sicuro riferimento per i collezionisti italiani ed esteri che apprezzano gli autori del Novecento.