ARTICOLI D’ANTIQUARIATO

La studiosa d’arte, giornalista e scrittrice Nina Mikhailovna Moleva è morta lo scorso 11 febbraio all’età di 98 anni, lasciando in eredità al presidente della Federazione Russa una collezione di oltre mille opere d’arte, di cui alcune attribuite a maestri del calibro di Leonardo, Michelangelo, Tiziano, Velazquez, Rubens, Van Dyck e Rembrandt.

Una collezione di oltre mille capolavori, tra cui opere attribuite ad alcuni dei più grandi maestri della storia dell’arte, è stata lasciata in eredità a Vladimir Putin dalla studiosa, giornalista e scrittrice Nina Mikhailovna Moleva, morta lo scorso 11 febbraio all’età di 98 anni.

La storia di questa collezione è avvolta nel mistero e probabilmente la donna ha portato nella tomba il segreto delle sue reali origini. Si racconta che Nina Moleva e suo marito Ely Belyutin, fondatore del movimento artistico Novaja real’nost’ (Realtà Nuova), di cui alcune opere sono conservate nel Centre Pompidou di Parigi, ne siano venuti in possesso ereditandola dal nonno di lui, Ivan Grinyov, artista teatrale all’epoca degli zar.

Quando Ely Belyutin è scomparso nel 2012, a 86 anni, Nina Moleva ha comunicato che alla sua morte la collezione sarebbe divenuta di proprietà di Putin. In una intervista del 2015, la scrittrice raccontava che Ivan Grinyov ambiva a diventare un mecenate come Pavel Tretyakov, collezionista d’arte e fondatore della Galleria Tretyakov di Mosca, e aveva acquistato molte opere nelle aste europee. Durante la rivoluzione, Ivan Grinyov nascose la sua collezione in una intercapedine all’interno del suo appartamento in Nikitskij bul’var, nel centro di Mosca, ma venne allontanato dai bolscevichi che trasformarono la casa in una kommunalka, un appartamento destinato a più famiglie. Nel 1968, Nina Moleva e il marito, a cui era stato permesso di riprendere possesso di tre delle dodici camere che componevano originariamente l’appartamento, ritrovarono la collezione nel
luogo in cui Ivan Grinyov l’aveva nascosta.

Era stata la stessa Nina Moleva ad affermare che la casa d’aste parigina Drouot aveva indicato il valore commerciale della collezione in 2 miliardi di dollari, mentre lo storico dell’arte Éric Turquin, a cui negli anni ’90 venne consentito di esaminarla, ne ridimensionò il valore, ma lo classificò come un corpo ragguardevole di capolavori a tema religioso del XVI e XVII secolo.

Alcuni giornalisti e critici d’arte hanno messo in dubbio le affermazioni di Nina Moleva sostenendo che il Museo Puškin avesse rifiutato la collezione quando lei volle donarla, non riconoscendo l’autenticità di alcune attribuzioni, mentre secondo un’altra versione, aveva pianificato di lasciare la collezione allo Stato, ma il suo avvocato l’aveva consigliata di indicare una persona e, a quel punto aveva nominato Putin.

Una teoria ipotizza che Nina Moleva e il marito, di cui si vocifera che fosse appartenuto all’intelligence militare sovietica, avrebbero acquistato e venduto opere d’arte per conto dei leader sovietici contrabbandandole dall’Europa e che avrebbero avuto stretti rapporti con Yury Andropov, capo del KGB negli anni ’70 e successivamente Segretario del Partito Comunista.

La giornalista Alla Shevelkina mette in dubbio la stessa esistenza di Ivan Grinyov di cui non ha trovato traccia nei registri dei proprietari immobiliari né negli archivi del Teatro Imperiale di Mosca. «A quel tempo tutti i collezionisti erano noti, – ha affermato la giornalista – non avevano bisogno di nascondersi. Ivan Grinyov è un’invenzione: un attore di teatro non
avrebbe guadagnato abbastanza per comprare quelle opere.»

Nata il 5 dicembre 1925, Nina Moleva ha pubblicato oltre cento libri sull’arte russa ed è stata membro dell’Unione degli scrittori e dell’Unione degli artisti. Laureatasi nel 1947 all’Università statale di Mosca, nel 1950 divenne consulente artistica del Dipartimento Cultura del Comitato Centrale del Partito Comunista e della Pravda. Dal 1958 al 1964 è stata insegnante dei Corsi letterari superiori dell’Unione degli scrittori dell’URSS e negli anni ’60 è stata incaricata di un ciclo di conferenze sulla cultura russa a Varsavia,

 

Alfredo Spanò
Ufficio stampa Associazione Culturale Pennabilli Antiquariato