ARTICOLI D’ANTIQUARIATO

Censura, critica feroce e vandalismi hanno segnato la storia del capolavoro dell’arte russa “Ivan il Terribile e suo figlio Ivan il 16 novembre 1581” (199,5 x 254 cm) di Ilya Efimovic Repin, che, ultimato il restauro, è stato appena presentato ai giornalisti e sarà custodito nel deposito della Galleria Tretyakov di Mosca fino all’arrivo di una speciale teca in vetro anti vandalo e anti riflesso.

Ilya Repin Ivan il terribile

Ilya Repin, Ivan il Terribile e suo figlio Ivan il 16 novembre 1581.

Neppure la brutalità di “Saturno divora un figlio” di Francisco Goya suscita l’impatto emotivo del quadro intitolato “Ivan il Terribile e suo figlio Ivan il 16 novembre 1581” (199,5 x 254 cm), che Ilya Efimovic Repin compose tra il 1884 e il 1885.

Egli stesso descrisse le fonti di ispirazione, che travalicano il soggetto, sul quale ancora oggi non esiste una verità storica. Il dipinto venne ispirato dall’assassinio dello zar Alessandro II (1 marzo 1881) e dall’esecuzione dei cospiratori, appartenenti all’organizzazione rivoluzionaria Narodnaja Volja (Volontà del popolo), ma anche dalla musica: “Ero a un concerto di Rimsky Korsakov durante il quale è stata eseguita la sinfonia Antar. La sua trilogia musicale, amore, potere e vendetta, mi ha affascinato tanto che ho voluto ritrarre con la pittura qualcosa di simile alla sua musica.” Persino le corride, di cui Repin fu spettatore durante un suo viaggio in Spagna, contribuirono alla realistica raffigurazione del sangue. “Le sciagure, la morte, gli omicidi e il sangue evocano una forza attrattiva.” Ammise l’artista. “Ho dipinto in fretta, ho sofferto, ho dubitato, ho modificato ciò che avevo già fatto, ho accantonato il dipinto con disappunto, l’ho ripreso e rielaborato. A volte ero preso dalla paura. L’opera ha impressionato anche i miei amici, ma qualcosa mi ha spinto a terminarlo.”

All’artista Grigory Myasoedov venne chiesto di posare per Ivan il Terribile “… perché nessuno aveva un’espressione così brutale come la mia.” e lo scrittore Vsevolod Garshin prestò la propria fisionomia allo zarevic.

Il collezionista Pavel Mikhailovich Tretyakov, fondatore della Galleria Tretyakov di Mosca, apprezzò immediatamente il capolavoro e lo acquistò dall’artista, ma fu costretto a relegarlo in una sala chiusa al pubblico. Infatti, il dipinto fu il primo a essere sottoposto a censura in Russia: Alessandro III ne proibì l’esposizione. Tre mesi dopo, grazie all’intercessione dell’artista Alexei Bogolyubov, vicino allo zar, il divieto venne revocato.

Alla fine del XIX secolo, qualcuno definì l’opera “disgustosa” e, ancora nel 2013, un gruppo di attivisti ortodossi firmò una petizione che chiedeva la sua rimozione dalla Galleria Tretyakov perché “offende i sentimenti patriottici del popolo russo”.

Nel 1913, Abram Balashov, un pittore di icone di 29 anni lacerò tre volte con un coltello i volti di Ivan il Terribile e di suo figlio, urlando: “Basta con la morte, troppo sangue!” Appreso il fatto, il curatore della Galleria, Georgij Khruslov, si tolse la vita lanciandosi sotto un treno. Abram Balashov fu dichiarato malato di mente e chiuso in un manicomio, ma tornò presto libero.

Un secondo atto vandalico avvenne il 25 maggio 2018. Il trentasettenne Igor Podporin irruppe nella sala dove era esposto il dipinto e lo colpì con un paletto metallico che sosteneva la fune di protezione. Il vetro che proteggeva il quadro andò in frantumi danneggiando la figura dello zarevic. Igor Podporin, che aveva giustificato il gesto dicendosi indignato per il contenuto dell’opera, venne condannato a trascorrere due anni e mezzo in una colonia penale.

Al primo atto vandalico seguì un restauro molto complesso, a cui prese parte lo stesso autore, assieme al fiduciario della Galleria Tretyakov, l’artista ed esperto d’arte Igor Grabar, che racconta come Repin venne convocato a Mosca dopo il completamento della parte tecnica del restauro. “Rientrai nella Galleria solo a fine giornata e fui sorpreso quando mi informarono che Repin aveva appena restaurato Ivan il Terribile ed era ripartito dispiaciuto di non avermi incontrato. Entrando nella stanza in cui il quadro era custodito e osservandolo, non potevo credere ai miei occhi: la testa era stata rifatta completamente, dipinta di fresco in una sgradevole tonalità viola.” Grabar capì che non poteva indugiare: le vernici si sarebbero presto solidificate e decise di intervenire immediatamente eliminando il rifacimento di Repin. In una settimana concluse il lavoro con l’aiuto di alcune fotografie: “La parte più difficile del restauro fu il contorno del naso del principe, completamente assente. Fu una fortuna che Repin se ne fosse andato all’improvviso, se fosse stato presente, difficilmente lo si sarebbe convinto della necessità di cancellare la nuova testa e ripristinare la vecchia… Quando alcuni mesi dopo Repin tornò a Mosca e si recò in Galleria, rimase a lungo di fronte al suo quadro, apparentemente non capendo se i colori fossero cambiati o se lui stesso non avesse ottenuto l’intensità desiderata. Non disse nulla, ma rimase soddisfatto dello stato del dipinto.”

Ilya Repin, Ivan il Terribile e suo figlio Ivan il 16 novembre 1581 (dettaglio).

Qualche dettaglio sull’opera

Il quadro riproduce Ivan Ivanovich tra le braccia del padre, incredulo e afflitto, mentre appoggia la mano destra sulla spalla del genitore. Sul volto dello zar è dipinto con estrema violenza l’orrore di un padre che comprende l’irrimediabilità del gesto che ha appena compiuto, mentre quello del figlio rispecchia incredulità, paura, dolore.

La realizzazione del capolavoro richiese a Ilya Efimovic Repin quasi tutto il 1884 e parte del 1885. “Sono offeso dall’atteggiamento dei critici nei confronti di questa mia opera. Se solo sapessero quanto dolore ho sopportato per lei e quanta forza racchiude! Ebbene sì, certo, a chi importa questo?” Ma tanti compresero il grande talento espresso nel dipinto: il padre colpisce il figlio alla tempia, atterrito si precipita su di lui, lo solleva e lo abbraccia, con una mano trattiene il sangue che sgorga dalla ferita alla tempia esprimendo tutta la sua impotenza.

L’opera venne vista anche da Lev Tolstoj, che espresse a Repin in una lettera la sua ammirazione. “Il dipinto può essere definito storico? – si chiede Igor Grabar – In nessun modo, almeno nel senso in cui questo concetto è solitamente applicato a opere che trattano trame della storia. E proprio perché questo non è un quadro storico, Repin ne è uscito vittorioso,… ha scritto una storia terribile e moderna sul sangue versato innocentemente.”

Il mistero della morte dello zarevic Ivan Ivanovich (19 novembre 1581)

Lo zarevic Ivan Ivanovich morì all’età di 27 anni il 19 novembre 1581, ma le cause della morte dell’erede al trono di Russia non sono certe.

La versione più accreditata è quella lasciataci nella sua opera “Moscovia” dal legato pontificio, il gesuita Antonio Possevino, che visitò la Russia durante il regno di Ivan il Terribile e agì da intermediario in occasione dei negoziati tra il sovrano e il Commonwealth. Possevino racconta che la moglie di Ivan Ivanovich, incinta e oppressa dal caldo, si era liberata degli abiti e si era mostrata allo zar in sottoveste, cosa considerata estremamente oltraggiosa. Lo zar si adirò, colpì la nuora con il suo bastone e, quando Ivan Ivanovic accorse in sua difesa, gli assestò un colpo mortale con lo stesso bastone. Altri sostengono che la causa del diverbio fu una divergenza di vedute di carattere politico.

Nella primavera del 1963, durante i lavori di restauro della Cattedrale dell’Arcangelo, nel Cremlino, si decise di aprire le tombe di Ivan il Terribile e dei suoi figli. La ricerca antropologica, condotta dal famoso archeologo M. M. Gerasimov, non potè aggiungere nulla alla ricerca storica in quanto il teschio dello zarevic Ivan era quasi completamente distrutto.

 

Alfredo Spanò
Ufficio Stampa Associazione Culturale Pennabilli Antiquariato