ARTICOLI D’ANTIQUARIATO

Per molto tempo l’iscrizione “PAICAP”, individuata in alcuni dipinti trecenteschi custoditi in importanti musei e gallerie, rimase incomprensibile, finché alcuni esperti non avanzarono dubbi sulla loro autenticità e scoprirono come ne fosse autore Icilio Federico Joni (1866 – 1946), un senese che imitava perfettamente la tecnica di Duccio di Boninsegna o di Simone Martini dipingendo su tavole che esponeva alle intemperie perché apparissero vecchie di secoli, e come quell’acronimo significasse “Per Andare In Culo Al Prossimo”. Ancora oggi, una delle sue opere è esposta al Metropolitan Museum di New York, solo da alcuni anni accompagnata da un’etichetta che cita il falsario senese.

Han van Meegeren (1889 – 1947) ebbe la sfrontatezza e il coraggio di raggirare Hermann Göring, luogotenente di Hitler, a cui cedette per una cifra enorme un falso Vermeer. Il pittore olandese si procurava vecchie tele di nessun valore, le ripuliva e dipingeva soggetti originali, poi le invecchiava col calore di un forno. Il crisma di autenticità lo ebbe da un esperto, Abraham Bredius, che ingannato dalla qualità dell’opera, autenticò una “Cena in Emmaus” attribuita a Johannes van der Meer, acquistata nel 1937 dalla Rembrandt Society per 520.000 fiorini (circa 4,5 milioni di euro di oggi) e donata al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Han van Meegeren fu arrestato nel 1945 quando le forze alleate trovarono il Vermeer in una miniera di sale che Göring usava come deposito. Le autorità ritennero il quadro autentico e risalirono a Han van Meegeren, che venne processato con l’accusa di collaborazionismo; per evitare la condanna confessò di essere un falsario dipingendo nell’aula del tribunale un “Gesù nel tempio”, ma morì d’infarto durante il processo nel maggio del 1945.

Nato in Virginia nel 1955, Mark Landis viene soprannominato “il falsario filantropo”. Per oltre trent’anni si è preso gioco di esperti e galleristi con opere che spaziano dal Quattrocento all’epoca moderna senza mai venderle, ma offrendole in regalo e questo ha fatto sì che non potesse essere incriminato. Mark Landis ha regalato ai musei statunitensi più di cento quadri contraffatti utilizzando diverse identità, compresa quella di un gesuita, finché nel 2008 alcuni acquerelli insospettirono il curatore dell’Oklahoma City Museum of Art. Il suo successo si basava sull’esecuzione meticolosa della firma che, a suo dire, attenuava l’attenzione degli esperti nei confronti del dipinto.

C’è un elemento comune che sembra stimolare alcuni pittori a intraprendere la carriera di falsario: l’impulso alla rivalsa su quel mondo che, all’inizio della loro carriera, non ne ha preso in considerazione le qualità e li ha respinti. Tuttora molte contraffazioni sono esposte in musei, gallerie e collezioni prestigiose, talvolta con la complicità dei curatori, restii ad ammettere la loro incompetenza e a veder precipitare la quotazione del “capolavoro” di un grande Maestro.

Dopo un’onorata carriera durata trentasei anni, lo ha tradito il tubetto di bianco al titanio utilizzato per dipingere un Max Ernst, un pigmento che l’artista tedesco non avrebbe potuto usare perché inesistente nel 1914, anno di datazione dell’opera. È stato solo nel 2008 che un perito britannico incaricato di analizzare un dipinto attribuito al pittore Heinrich Campendonk ha scoperto la truffa messa a segno da Wolfgang Beltracchi insieme alla moglie Helene.

Wolfgang Beltracchi, Quadrorosso con cavalli, Heinrich Campendonk

Wolfgang Beltracchi, Quadrorosso con cavalli, Heinrich Campendonk

Wolfgang Beltracchi, nome d’arte di Wolfgang Fischer, (chissà perché mai la scelta di uno pseudonimo italiano!) nel 2011 è stato condannato dal tribunale di Colonia a sei anni di carcere per aver immesso nel mercato dell’arte quattordici falsi, di cui ha confessato la paternità, che gli hanno fruttato circa 30 milioni di euro, solo una piccola parte della produzione di dipinti firmati Picasso, Campendonk, Derain, Léger, Van Dongen,… più di trecento opere nello stile di circa cinquanta autori diversi. Il totale dei profitti che Beltracchi avrebbe ricavato dalla vendita dei suoi falsi supererebbe i 100 milioni di euro.

Beltracchi non ha mai copiato un dipinto esistente, ma ha replicato tecnica e stile di ciascun autore dopo averne studiato il linguaggio e con il suo talento ha ingannato critici e collezionisti.

Wolfgang Beltracchi nasce nel 1951 in Germania. È figlio d’arte: suo padre è un restauratore ed esegue riproduzioni di opere di famosi artisti a fini commerciali. Wolfgang impara presto a dipingere e inizia una modesta carriera, ma negli anni ’80 decide di fare un salto di qualità e getta le basi del suo grande raggiro. Viene a conoscenza delle vicende di un mercante d’arte ebreo di Berlino, Alfred Flechtheim (1878 – 1937), che aveva lasciato la Germania dopo l’ascesa al potere di Hitler, la cui collezione di arte moderna era stata confiscata dai nazisti. Nei cataloghi delle mostre allestite da Flechtheim, Beltracchi individua le tele considerate perdute, ma invece di realizzare delle copie crea delle opere originali nello stile dei grandi maestri dell’epoca.

Beltracchi si procura vecchie tele usate da pittori di scarsa importanza, ne scrosta il colore e dipinge utilizzando vecchi pigmenti, infine sottopone i quadri a trattamenti che ne simulino l’invecchiamento e applica sul retro false etichette; racconta di essere venuto in possesso della collezione di un ricco industriale, Werner Jägers, in realtà il nonno della moglie Helene, erede delle opere che Flechtheim gli aveva svenduto prima di abbandonare la Germania e che erano nascoste in una casa di campagna per proteggerle dalle retate naziste. Perché la storia risulti ancora più convincente Beltracchi scatta con una vecchia macchina fotografica e una pellicola scaduta alcune istantanee della moglie Helen nelle vesti della nonna all’interno di una casa le cui pareti sono ricoperte dei suoi falsi, facendo credere che risalgano agli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale.

I quadri vengono acquistati da galleristi e collezionisti di tutto il mondo finché nel 2006, non si scopre che il “Quadro rosso con cavalli”, attribuito a Heinrich Campendonk, contiene un pigmento inesistente all’epoca in cui l’opera sarebbe stata realizzata.

Nel 2010 Beltracchi e la moglie Helene vengono arrestati, processati e condannati rispettivamente a sei e quattro anni, oltre al pagamento di molti milioni di euro di risarcimento.

Helene Beltracchi

Helene Beltracchi

 

Beltracchi è stato liberato nel 2015, dopo aver scontato tre anni di carcere, e ha ripreso a dipingere firmando con il suo nome e a esporre, ma molti suoi falsi si trovano ancora nelle collezioni e nei musei di tutto il mondo perché anche chi sa non denuncia per non mettere a repentaglio cifre elevatissime. La polizia tedesca sostiene di averne individuate sessanta, mentre Beltracchi afferma che siano centinaia.

 

Alfredo Spanò
Ufficio stampa Associazione Culturale Pennabilli Antiquariato