È DEDICATA A RENATO GUTTUSO LA COLLATERALE CHE AFFIANCA LA XLVIII EDIZIONE DELLA MOSTRA MERCATO NAZIONALE D’ANTIQUARIATO CITTÀ DI PENNABILLI

La XLVIII Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato Città di Pennabilli si impreziosisce della collaterale “Colori e passioni di Renato Guttuso”, dedicata a un autore di grande prestigio nel panorama della più recente storia dell’arte del nostro Paese.

Dieci oli, otto chine, undici grafiche comporranno la mostra dal titolo “Colori e passioni di Renato Guttuso“, a cura di Lia Chifari, dedicata a uno dei maggiori esponenti dell’arte pittorica italiana del secolo scorso: Renato Guttuso, l’unico artista, forse, a mantenere elevato il livello dell’interesse da parte dei collezionisti come delle quotazioni.

Un grande impegno è stato profuso dalla curatrice Lia Chifari nel reperire le opere, rappresentative di tutto il percorso creativo dell’artista, provenienti da gallerie, istituzioni e collezioni private. Uomo vero, protagonista del suo tempo, Renato Guttuso ha inteso documentare l’oggettività della vita contemporanea, realizzando un diario per immagini del periodo storico in cui è vissuto.

La rassegna di Pennabilli propone le fasi salienti del percorso biografico e artistico del pittore siciliano, che infonde immediata nei suoi quadri la visione del mondo che lo circonda; la semplicità è la forza della sua arte, che riproduce una realtà senza veli con asprezza polemica e trasmette a chi osserva passioni ed emozioni, grazie anche a un uso efficacissimo del colore.

Tra le opere che aprono la mostra, una delle tavole appartenenti alla raccolta di disegni e acquerelli “Gott mit Uns” (1944), di grande impatto emotivo, che raffigura con rudezza episodi cruenti della guerra partigiana, una denuncia dei crimini nazisti e dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Una denuncia delle ingiustizie e delle atrocità perpetrate durante le guerre sono anche le otto illustrazioni di “Addio alle armi”, il romanzo di Ernest Hemingway che descrive i risvolti tragici della prima guerra mondiale durante la disfatta di Caporetto, pubblicato da Mondadori nel 1946. Di questa raccolta di litografie è presente a Pennabilli un esemplare di rara efficacia emotiva.

Sono molti i quadri di Renato Guttuso in cui esplode il colore rosso delle bandiere delle lotte sociali: come non ricordare le luci e i colori che illuminano “I funerali di Togliatti” (1972)! O “La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio” (1951 – 1952), presentata dall’artista alla Biennale di Venezia ed entrata a far parte della collezione degli Uffizi nel 2005, esempio eclatante della concezione dell’arte di Renato Guttuso. L’opera rappresenta una storica battaglia per la conquista di Palermo in cui l’epopea garibaldina è il riferimento simbolico alla battaglia politica della sinistra per il superamento del vecchio ordine sociale. Il prevalere del rosso delle camicie garibaldine si sovrappone idealmente a quello delle bandiere rosse del riscatto sociale e la funzione storico narrativa dell’opera si evidenzia attraverso i ritratti dei protagonisti ai cui volti viene dato il profilo di Antonello Trombadori, Luigi Longo, Giancarlo Pajetta, Elio Vittorini e altri. Rappresentativa di questi temi è esposta a Pennabilli un’opera che mostra un gruppo di uomini su un edificio diroccato con le bandiere rosse a simboleggiare la volontà di ricostruzione e di riscatto sociale della classe operaia.

Nella prospettiva artistica e creativa, le opere di più alto profilo visibili a Pennabilli sono “Le visite (con particolare di Durer)” (1970), acrilico su carta incollata su compensato, un quadro imponente di 197 x 228 cm, presente nel catalogo generale delle opere di Renato Guttuso ed esposto nelle più importanti mostre internazionali dedicate al Maestro, dalla traboccante simbologia, e “Caminetto” (1984), un olio su tela, anche questo di dimensioni importanti, in cui l’artista fa sapiente uso della tecnica pittorica e del colore.

“Colori e passioni di Renato Guttuso” è una mostra atipica, ideata non solo sulla base di un lay out “tecnico”, ma è soprattutto il riflesso emozionale che la curatrice Lia Chifari percepisce dalle opere di Renato Guttuso come una grande magia.

L’esposizione di Pennabilli vuole rappresentare l’uomo Renato Guttuso attraverso alcune opere che vanno dal 1938 agli anni Ottanta, ma anche attraverso le parole dello stesso artista che accompagnano il visitatore lungo la mostra.

Spirito libero, profondamente coinvolto nel clima sociale e politico del suo tempo, Renato Guttuso appartiene al neorealismo pittorico e si propone alle classi culturalmente meno preparate con un messaggio diretto e percepibile attraverso le figure umane, i nudi, gli oggetti, le nature morte, ricchi di luci e colori che riflettono il sole della Sicilia. La sua scelta è chiara: in nome di una figurazione che recupera in modo personale l’identità antica e la capacità di farsi racconto ed emblema, diviene specchio critico in un rapporto intenso, lucido, drammatico con la storia. Guttuso stesso si definì: “Mi sento legato alla grande corrente realista moderna che va da Géricault, Courbet, Van Gogh a Picasso”.

BIOGRAFIA DI RENATO GUTTUSO

Nato nel 1912 a Bagheria, nelle vicinanze di Palermo, Renato Guttuso si è avvicinato all’arte pittorica giovanissimo, sollecitato dal padre, e ha realizzato le sue prime opere all’età di tredici anni.

Negli anni Trenta si trasferisce a Milano, poi a Roma e si inserisce nell’ambiente artistico dell’epoca. Conosce Alberto Moravia, Elsa Morante, Luchino Visconti, Marino Mazzacurati, Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini. La sua vita si intreccia con la politica e la cultura italiane e internazionali.

Fieramente antifascista, nel 1940 si iscrive al Partito Comunista clandestino; nel 1976 viene eletto senatore della Repubblica.

Dirà: “Ritengo di misurarmi continuamente con la realtà.” di cui non dissimula la ferocia, anzi usa la violenza delle immagini, come nella “Crocifissione” (1940 – 1941), aspramente criticata al tempo, e il colore, come nella “Vucciria” (1974), da cui traspare forte il legame con la sua terra, la Sicilia: “Anche se dipingo una mela, c’è la Sicilia.”

Durante la guerra conosce e sposa Mimise Dotti, compagna della sua vita, ma la musa, modella e ispiratrice di tanti suoi quadri, sarà Marta Marzotto, con cui vivrà una passione travolgente durata venti anni, fino alla morte, avvenuta nel 1987.