Qual è la situazione attuale e quali sono le prospettive del mercato nazionale dell’arte e dell’antiquariato? Abbiamo realizzato un sintetico quadro della situazione basato sulle analisi di alcuni autorevoli centri studio europei.
Le relazioni pubblicate da alcuni autorevoli analisti europei hanno confermano il risultato positivo del mercato italiano dell’arte e dell’antiquariato che, nel 2014, ha registrato una crescita complessiva del 10% in valore rispetto all’anno precedente, un importante e forse inatteso cambio di tendenza che si manifesta dopo anni di stagnazione e di flessione, a cui corrisponde una crescita dei prezzi medi.
Il recente rapporto compilato da The European Fine Art Foundation evidenzia l’assenza, nel nostro Paese, della fascia alta, fattore che, nonostante la crescita, determina un minor peso globale dell’Italia nel mondo (0,8%) e in Europa (2,5%) rispetto all’1% e al 3% del 2013. Le perdite vanno fatte risalire soprattutto al settore delle aste, che in Italia è decisamente più debole, mentre è dominato da Stati Uniti (35%), Cina (31%) e Regno Unito (20%).
La situazione è sensibilmente diversa se ci si riferisce al numero delle transazioni, rispetto al quale l’Italia segna il 5% a livello globale (-1% rispetto al 2013) andando a occupare il settimo posto dietro a Stati Uniti (20%), Cina (19%), Francia (12%), Regno Unito (9%) e Germania (7%).
Nel 2014 il prezzo medio di un’opera venduta all’asta in Italia è stato di 7455 euro contro una media europea di 24.081 euro all’interno della quale il Regno Unito spicca con una quota di 86.822 euro. Comunque i prezzi all’asta sono sensibilmente cresciuti in Italia nell’ultimo anno: +24,8%.
Levita anche il mercato delle vendite private e in galleria, che, nella fascia di prezzo tra i 3000 e i 50.000 euro, che riguarda poco meno del 90% delle transazioni italiane, sarebbero cresciute del 10% rispetto al 2013.
Sul nostro commercio estero incidono negativamente leggi macchinose e una burocrazia farraginosa, mentre la crisi ha ridotto le possibilità economiche di molti nostri collezionisti facendo sì che l’Italia non appaia tra le nazioni indicate dai mercanti internazionali come nazione d’origine dei loro principali clienti.
Va rilevato comunque che alla crescita del numero delle transazioni non corrisponde un aumento del fatturato, che si sarebbe ridotto mediamente del 13% in quanto la maggior parte di queste transazioni si inseriscono nella fascia più bassa di prezzo.
In conclusione, il nostro Paese non importa (nel 2013 l’import italiano è crollato del 53%) e occupa solo il 2% delle esportazioni globali d’arte.
Le analisi rivelano che il collezionismo è più orientato al minimal e all’arte contemporanea, caratterizzata da ampie fluttuazioni e opportunità di rivalutazione, le opere antiche, al contrario, sono associate a vincoli che non aiutano lo sviluppo del mercato. Tuttavia, da settori come il mobile d’epoca, utilizzato come prestigioso elemento d’arredo, o dalle nicchie seguite dai collezionisti che ricercano l’oggetto di grande pregio, provengono segnali positivi grazie anche al fatto che le quotazioni attuali avvantaggiano notevolmente il compratore.
La disponibilità di denaro non è comunque sufficiente allo sviluppo del mercato dell’antiquariato, altrettanto importante sono il livello di cultura e la capacità di valutazione estetica che spingono al possesso di un bene non solo a fini economici.
Collezionisti, investitori e entusiasti del bello sono tornati ad avvicinarsi all’arte antica, prediligendo l’alta qualità. Dal 2001 a oggi, il comparto degli Old Master è cresciuto del 157,5%. L’antiquariato italiano potrebbe quindi tornare in auge ridando ossigeno ai mercanti, ma anche a un indotto che viene spesso sottovalutato e che si compone di molte migliaia di artigiani e professionisti: restauratori, tappezzieri, falegnami, ebanisti, corniciai, orefici, rilegatori, periti, critici, giornalisti specializzati e di un terziario impegnato nell’organizzazione di fiere, mostre e altri eventi. In Italia vi sono circa 30 case d’asta, 100 mostre di antiquariato, più di 500 mercati e fiere. Un settore molto articolato con un indotto che, nel 2007, Nomisma valutava in 16 milioni di addetti.
Una crescita dell’interesse per le opere del mercato italiano potrebbe offrire nuove opportunità di lavoro non solo agli antiquari, ma anche a tanti artigiani e restauratori che vengono riconosciuti come i migliori nel mondo, un dato che dovrebbe spingere a una inversione di tendenza rispetto alla scarsa attenzione che la politica e, di conseguenza, spesso, anche l’informazione hanno dedicato negli ultimi decenni alla cultura in generale e a questo settore in particolare.