IN CERCA DI ARREDI NEGLI STAND DELLA 51° EDIZIONE DI PENNABILLI ANTIQUARIATO

Negli stand di Pennabilli Antiquariato, ricavati in suggestivi, antichi ambienti nei palazzi e nelle botteghe del borgo montefeltresco, si ammirano non solo capolavori d’arte di tutte le epoche, ma anche mobili e componenti d’arredo capaci di impreziosire qualunque ambiente.

Domenica 24 luglio si concluderà a Pennabilli, deliziosa cittadina medievale alle spalle di Rimini, la 51° edizione della Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato nelle botteghe e nei palazzi del centro storico. I 27 espositori, tra i più seri e apprezzati antiquari italiani, propongono opere d’arte e d’artigianato, arredi e oggetti d’ogni epoca di alto valore artistico e storico, distribuiti in molteplici fasce di prezzo, spesso notevolmente più accessibili di quanto si possa immaginare.

Agli ambienti domestici contemporanei, dove dominano la semplicità e la linearità degli stili e i colori freddi, un mobile d’antiquariato dona un tono di calore e riverbera la personalità e il gusto del padrone di casa. I designer e gli architetti integrano spesso arredi di epoche diverse con un mix di materiali e colori imprevedibili, combinando elementi di design ed elementi antichi, eccentrici complementi d’arredo e opere d’arte fuori dagli schemi e conferendo un tocco di unicità alla casa. Lo stesso shabby chic, comparso negli anni Ottanta con lo stesso intento, quello di dare un’impronta di originalità e calore alle algide ambientazioni attuali non è ancora tramontato, anzi si è evoluto e dal modernariato è approdato all’antiquariato, privilegiando, per quanto riguarda i materiali, il legno, simbolo dell’abilità artigianale e della qualità del passato, a cui accompagna tessuti per poltrone, divani, cuscini, tende, in fibre naturali.

Chi ama impreziosire gli ambienti che lo circondano con un mobile d’epoca troverà tra le proposte degli antiquari presenti alla 51° Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato nelle botteghe e nei palazzi del centro storico l’oggetto dei suoi desideri.

ANTICHITÀ MORELLO – Antichità Morello presenta una rara ribalta milanese Luigi XV, realizzata in radica di noce, con fronte e fianchi mossi. Un motivo a cuore, in rilievo, in noce ebanizzato si ripete lungo il fronte e i fianchi del mobile, impreziosendone l’estetica. Anche gli spigoli con motivo a nocciolo sono ebanizzati, come i quattro piedini a vasetto. La calatoia custodisce sei cassetti intarsiati in legno bicolore. È stato possibile accertare che le botteghe di falegnameria difficilmente producevano mobili in serie, a meno che non si trattasse di una coppia destinata allo stesso committente, si avvalevano piuttosto di diversi modelli che utilizzavano alternativamente personalizzandoli e da ciò deriva la particolarità e la rarità di questi arredi. Questa ribalta, per caratteristiche estetiche e tipologia strutturale, può essere avvicinata agli importanti manufatti dei fratelli De Valentinis, il cui nome si conobbe per la prima volta in occasione di un’asta a Venezia nel 1984, quando venne battuto un bureaux recante la scritta “Fratres De Valentinis Mediolanenses hoc opus fecerunt a. 1763.”

ANTICHITÀ NEVIO MISSAGLIA – L’antiquario padovano ha portato a Pennabilli un importante tavolo in noce con plancia unica dello spessore di 4 cm, sostenuta da una fascia sottostante con tre cassetti per lato, intagliati a motivi floreali; le gambe, leggermente inclinate, tornite e intagliate a racemi, sono raccordate da ferri. Il mobile, di origine spagnola, che risale al 1600, ha subito lievi restauri. Le dimensioni, la vitalità del legno naturale, l’austerità dello stile, mitigata dagli intagli floreali alla fascia e alle gambe, gli attribuiscono un fascino particolare e ne facilitano l’inserimento in ambientazioni molto diverse. Dimensioni: lunghezza 166 cm, profondità 92 cm, altezza 78 cm.

ARTE ARREDO ANDRIOLLO – Nell’ambito dell’architettura gotica il termine trumeau indica una scultura all’interno di una nicchia oppure una colonna che divide in due un vano, in quello dell’arredamento indica un mobile a doppio corpo, diffusosi soprattutto nel Settecento, di cui quello inferiore è costituito da un cassettone con alzata e quello superiore da un volume arretrato dotato di due ante, spesso a vetri o a specchi, e un piano ribaltabile, all’interno del quale sono ricavati nicchie e cassetti, sormontato da una cimasa impreziosita da elementi scolpiti, specchi, dorature e bronzi. Il trumeau fa la sua comparsa a Venezia dove esprime tutto il gusto rococò rimanendo di dimensioni contenute. In Lombardia, invece, il trumeau acquisì proporzioni ben più imponenti. Per il trumeau, considerato l’elemento più importante dell’arredamento settecentesco, non si lesinavano spese: veniva intarsiato con legni pregiati, a volte con avorio e argento, oppure decorato con fiori o cineserie e laccato. Il modello esposto a Pennabilli da Arte Arredo Andriollo è particolarmente elegante per le sue dimensioni ridotte e per il movimento anteriore e laterale. La delicata figura di damina incisa nello specchio superiore ne accentua il pregio stilistico. La lastronatura in olivo ne rivela la provenienza dall’area del lago di Garda, dove si trovano le coltivazioni di questa essenza. Le ante sono rivestite con due specchi originali, come originali sono tutti gli altri decori che indicano l’età di produzione nei primi decenni dell’Ottocento.

ANTICHITÀ DOMENICO D’ALESSIO – Un elegante monetiere del Settecento di provenienza spagnola viene proposto dall’antiquario Domenico D’Alessio. La parte superiore è lastronata in tartaruga con fregi in bronzo dorato; l’interno, in stile architettonico, è decorato con colonnine, specchi ed elementi in avorio; le serrature dei cassettini sono decorate con uno stemma in metallo che riproduce un’aquila a due teste. Le maniglie laterali servivano a spostarlo durante i viaggi. A questo modello è stato aggiunta in un secondo tempo una base di epoca posteriore (Ottocento) in legno di noce ebanizzato. Il monetiere è un mobile insolito, particolarmente decorativo, simbolo di eccellenza delle opere di grande ebanisteria barocca. La magnificenza degli armadi seicenteschi, spesso enfatizzata con laccature, pigmenti rossi e foglia d’oro, si diffuse nel Sud Italia, a Napoli e in Sicilia, in particolare durante il dominio spagnolo.

ANTICHITÀ CECI QUINTO – La credenza, un mobile da cucina in cui si conservano le stoviglie, è nata nel 1600 in Emilia Romagna. In origine era un mobile basso e allungato appoggiato a una parete della sala da pranzo su cui, durante i banchetti offerti dalle famiglie nobili a convitati di alto rango, venivano sistemati i piatti di portata. Poiché non era raro in quei tempi che l’ospitalità fosse uno stratagemma per eliminare un antagonista con il veleno, per tranquillizzare gli ospiti, all’inizio del banchetto, un servitore, detto Maestro credenziere, dotato di una livrea che lo distingueva dagli altri, entrava nella sala e si disponeva a fianco del mobile dove erano stati collocati i cibi e assaggiava le portate prima che fossero servite ai commensali. Al termine, si rivolgeva ai convitati con un inchino dicendo: “Signori, vi è stato offerto servizio di credenza” e rimaneva nella sala per tutta la durata del banchetto per assicurare che non fosse stato avvelenato, dando “credenza” agli invitati dell’innocuità dei cibi imbanditi. Il termine passò in seguito a indicare il mobile destinato a custodire le stoviglie. Presso lo stand di Quinto Ceci, in piazza Vittorio Emanuele II, è possibile ammirare una semplice, ma molto elegante credenza in legno di larice dalle linee geometriche, di ottima fattura con angoli smussati incavi e ante accessorie laterali. Il mobile è integro e in prima patina. Di provenienza veneta, risale al XVIII secolo e non sfigurerebbe in una cucina o una sala da pranzo di design moderno.

Pennabilli, 16 luglio 2022

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