PICCOLA ENCICLOPEDIA DI “FUORI MOSTRA, MERCATO ANTIQUARIO NELLE BOTTEGHE DEL CENTRO STORICO” DI PENNABILLI

Parole, parole a cui corrisponde un significato: un oggetto, un’opera, un personaggio, un artista. Uno per ognuno degli espositori di “Fuori Mostra, mercato antiquario nelle botteghe del centro storico” di Pennabilli.

ADORAZIONE – Scrive Piero Torriti: “L’artista che realizzò questa tela, vide e si ispirò ad alcuni dei più noti artisti napoletani, sia compositivamente che stilisticamente (così mi sembra). Non mancano infatti ricordi tali in questa Adorazione: penso ad esempio ad un Presepe di Bartolomeo Passante, già attivo a Napoli fra il 1630 e il 1650; a Giacomo Del Po con la tela raffigurante “Angelica e Memoro” in collezione Lessona di Napoli, per poi giungere ad uno dei più noti, cioè a Francesco Solimena (1657 – 1747) con una sua schiera di opere e particolarmente con una “Madonna con il Bambino e Santi” (Napoli, Chiesa di San Nicola della Carità) ad un “Presepe” (Napoli, Chiesa di Santa Maria di Donna Albina) ecc.”

Adorazione dei pastori con vescovo committente, dimensioni: 200 x 140 cm

Presso ANTICHITÀ MESSERI – Firenze

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DARIO BALLANTINI – Nasce a Livorno nel 1964, si diploma presso un liceo scientifico a indirizzo artistico. Dopo gli studi, conosce il gallerista Cesare Rotini con il quale inizia a esporre i ritratti neorealisti di Pierpaolo Pasolini e, successivamente, i primi lavori espressionisti. Si dedica inoltre al teatro e all’attività di trasformista, fino ad arrivare a Striscia la notizia di Antonio Ricci, continuando a esprimere la sua gestualità pittorica in diverse scenografie teatrali che riscuotono grande successo di critica. A partire dai primi anni del Duemila inizia a esporre in importanti mostre in Italia e all’estero, tra cui la Triennale di Milano nel 2009, l’Art Basel Miami nel 2010, la Biennale di Venezia nel 2011 e l’ArtMoorHouse di Londra nel 2013. Il 21 agosto si inaugurerà a Livorno la sua mostra antologica.

Dario Ballantini, “È già passato” (2019) – Dario Ballantini, “Cerchiamo insieme” (2020)

Presso IL MERCANTE D’ARTE – Predore BG

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CANDELIERE – Per candeliere si intende un tipo di candelabro, oggi semplice oggetto ornamentale, la cui funzione è quella di sostenere un singolo cero. La struttura dei candelieri è assai interessante poiché composta da più elementi che, nel corso dei secoli, hanno assunto le forme e le caratteristiche più diverse. I candelieri, infatti, sono costituiti da più parti, fissate l’una alle altre da un perno centrale la cui filettatura è utilissima per datare l’oggetto. Dal fusto del candeliere si passa ai piattini che, posti sotto i boccioli portacandele, avevano la funzione di impedire alla cera di colare a terra o sulle mani di chi reggeva il candeliere.

Presso IL BOSCO DEI REGALI – Pennabilli RN

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CREDENZA – La credenza nasce nel 1600 circa in Emilia Romagna. In origine era un mobile basso e allungato, collocato solitamente nella sala dei banchetti, sopra al quale venivano sistemati i cibi nei piatti di portata durante i pranzi delle famiglie nobili. Tutte le pietanze venivano assaggiate dal “maestro credenziere”, un servitore della famiglia che aveva il ruolo di tranquillizzare i convitati sul fatto che i cibi non fossero avvelenati. Perciò, rimaneva nella sala dei ricevimenti fino alla fine del banchetto, dando “credenza”, cioè persuadendo tutti i commensali della bontà dei cibi offerti. Il termine quindi indicò prima il procedimento della “credenza” poi, verosimilmente, la stanza destinata a tale pratica e infine il mobile destinato a contenere le stoviglie.

Credenza stipo laccato e dipinto, epoca Luigi XVI, area Centro Italia

Presso ANTICHITÀ CECI QUINTO – Pennabilli RN

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FIASCA – La fiasca da pellegrino è un oggetto attestato sin dall’età del ferro nel Mediterraneo occidentale. L’origine della sua forma viene riconosciuta in prototipi di produzione orientale. Già in ambito mesopotamico esistono infatti contenitori da viaggio per dissetarsi della forma che, grosso modo, manterranno per oltre 2000 anni. Nel 300 d.C. si diffondono i pellegrinaggi dei cristiani e con essi le fiasche da pellegrino legate ai santuari. Da allora le fiasche diventano anche una sorta di souvenir, o reliquiario, da riportare a casa come ricordo del pellegrinaggio. Dopo la prima metà del Quattrocento la fiasca da pellegrino divenne una tipologia frequente nel vasellame da mensa dei palazzi signorili e vennero realizzate vere e proprie opere d’arte, solitamente in vetro e maiolica, da esporre sulle credenze durante i banchetti principeschi.

Fiasca da pellegrino graffita “a spatola” con decori serpentiformi e passacinghia a guisa di protomi leontine, Ferrara, XV – XVI secolo

Presso LUCIO BONI ANTIQUARIO – Montecchio Emilia RE

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TONINO GUERRA – La creatività di Tonino Guerra aggiunta alla manualità degli artigiani sconfina nel design. Le porte intarsiate con i legni di recupero e una linea di armadi o consolle da casa, sono un modo per trasmettere una ricerca rivolta alla bellezza e all’eleganza, non necessariamente sfarzosa. In alcuni dei suoi oggetti, come le madie pietrificate, si mescolano scultura e arredamento, e la loro funzione risulta alterata. Questi mobili infatti non hanno una vera utilità ed è come se si trasformassero in “fossili” della memoria. La priorità del “contenimento”, come tipica funzione degli oggetti di mobilio, viene sostituita dalla ricerca nella memoria delle tradizioni e delle usanze antiche nel mondo contadino.

Presso ARTIGIANO DEL LEGNO – Pennabilli RN

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LEONE – Nell’universo iconografico il leone è assunto come simbolo di virtù, forza, nobiltà e coraggio. Emblema dell’evangelista San Marco, assunse nell’iconografia cristiana valenze semantiche talora contraddittorie, per la continua oscillazione tra valori positivi e negativi e per le sfumature di volta in volta acquisite. La funzione più comunemente assolta dal leone è quella di custode del luogo sacro: demarca il passaggio dal mondo profano all’area consacrata affinché il fedele vi acceda preparato spiritualmente. Talvolta assume un aspetto minaccioso, in funzione apotropaica, come dissuasore delle potenze del male.

Leone veneziano in pietra d’Istria, XVI secolo

Presso ABC ARTE E RESTAURO – Monselice PD

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ANTONIO FRANCHI (Villa Basilia, 1638 – Firenze, 1709) – Fu nominato ritrattista della granduchessa Vittoria Della Rovere, madre del granduca Cosimo III ed eseguì diverse opere per la corte, ispirandosi ai modelli francesi coevi, come il ritratto di Anna Maria Luisa de’ Medici. La pittura non era il suo unico interesse: uomo erudito e versatile, trascorse dalla teoria artistica alla filosofia, dall’etica alla musica, dedicandosi anche allo studio delle scienze matematiche e geometriche, sino alla meccanica. Scrisse “La teorica della pittura”: un trattato che si inserisce perfettamente nella tradizione artistica toscana per l’importanza conferita al disegno e alla prospettiva e fornisce al lettore i fondamenti delle “materie più necessarie” per praticare la pittura.

Coppia di dipinti olio su tela raffiguranti personaggi con cornice in legno dorato coeva

Presso ANTICHITÀ MORELLO – Badia Polesine RO

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MADONNA – Geri da Settignano, nato a Firenze nel 1422, ha creato la placca raffigurante una raffinatissima Madonna in un’attimo di grande dolcezza con il suo Bambino, sormontata da due cherubini. La policromia è opera di Neri di Bicci, anch’egli nato a Firenze nel 1419.

Bassorilievo in scagliola policroma e dorata, completa di cornice ad oro zecchino, dimensioni: 45 x 69 cm

Presso UMBRIA ARTIS ANTIQUARIATO – Spoleto PG

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PERLA – Nella tradizione della ritrattistica, i gioielli non si limitano a impreziosire volti e busti degli esponenti dell’alta società, sono, come ogni dettaglio rappresentato, carichi di significati e indicatori di uno status ben preciso. Piccole e preziose o vistosamente vitree, le perle fanno riferimento a una femminilità eterea, quasi lunare e innaturale. Erano infatti considerate simbolo di una bellezza perfetta e pura, spesso associate alla figura di Venere che, non a caso, nasce da una conchiglia. Gli antichi attribuivano loro moltissime virtù: acquietavano l’ira, lenivano i dolori di stomaco, rinsaldavano le amicizie, accendevano la passione, rinforzavano le ossa e sbiancavano la pelle; per questo Cleopatra era solita berne disciolte nell’aceto, costosa usanza seguita da molte nobili dame sino al Settecento.

Ritratto di nobildonna, Napoli, metà 1800, dimensioni: 102 x 81 cm

Presso ARTE ARREDO ANDRIOLLO – Badia Polesine RO

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PIERRE MIGNARD (Troyes 1612 – Parigi 1695) – fu allievo di Simon Vouet. La rivalità con Charles Le Brun, anch’egli frequentatore dello studio di Vouet, lo indusse a trasferirsi in Italia, dove trascorse 22 anni e completò la sua formazione artistica ispirandosi alla scuola bolognese e al classicismo romano. Tra gli artisti di cui subì l’influenza, i Carracci, Domenichino, Lorrain e Poussain, entrambi residenti a Roma in quel periodo. Gli anni trascorsi nella Città Eterna gli valsero il soprannome di “Le Romain”. La fama che si guadagnò qui come abilissimo ritrattista, raggiunse la Francia, dove tornò per dedicarsi alla ritrattistica di corte. Fu ammesso all’Accademia Reale di Francia solo in seguito alla morte del suo acerrimo rivale Le Brun.

Pierre Mignard, Ritratto di gentildonna, olio su tela, XVII secolo, dimensioni: 93 x 72 cm

Presso ARTE LEONE – Monselice PD

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SACRA FAMIGLIA – Questa tavola inedita recava tracce di un antico restauro con ridipinture che nascondevano, in alcune parti, la stesura originale, ora riportata alla luce grazie a un intervento di pulitura. L’immagine reca ancora tutte le sue sottigliezze esecutive, come dimostrano i finissimi dettagli apprezzabili nella minuscola apertura sul paesaggio, nelle aureole a filo d’oro campite a tratti e nei riccioli scolpiti di Gesù Bambino. Una delle sue particolarità risiede nella composizione, dettata in parte dall’insolito formato del dipinto, quasi quadrato. Le figure del Gesù Bambino e del San Giovannino, entrambi in movimento, riprendono le eccentriche torsioni dei corpi tipiche del periodo bolognese. Il vitreo paesaggio nordico che si scorge in lontananza rimanda invece alla formazione del Marchesi nella bottega di Francesco e Bernardino a Cotignola.

Girolamo Marchesi, Sacra Famiglia con San Giovanni Battista, tavola di pioppo, dimensioni: 93 x 82,7 cm

Presso CASA D’ASTE SANMARINESE – Dogana, RSM

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SANTA LUCIA – Solitamente i santi sono rappresentati assieme agli strumenti del loro martirio. Lucia, invece, che fu decapitata, viene rappresentata con un piattino sul quale sono appoggiati i suoi occhi. Il motivo per cui Santa Lucia è la protettrice della vista è da ricondurre a due aspetti: il nome, Lucia, che deriva da lux, associato alla luce divina, e al contenuto della leggenda secondo la quale durante il suo processo, di fronte al giudice che le chiedeva perché rinunciasse al matrimonio con un uomo incantato dai suoi occhi splendenti, Lucia, per tutta risposta, si strappò gli occhi con le proprie mani, li pose su un piatto e disse: “Portali a colui che li ama tanto”.

Gino Del Zozzo, Testa di Santa Lucia, terracotta, XX secolo

Presso LUCIANO BRANDINA – Rimini

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INFO

  • Durata: 11 – 26 luglio 2020
  • Sede: Pennabilli RN
  • Inaugurazione: 10 luglio, ore 17.30
  • Orario: da lunedì a sabato dalle 15.30 alle 21.00; domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 21.00
  • Espositori: 15
  • Ingresso: gratuito
  • Sito internet: www.fuorimostrapennabilli.it
  • Come arrivare: Pennabilli è facilmente raggiungibile da Rimini e da Sansepolcro AR percorrendo la SS 258 Marecchiese
  • Organizzazione: Associazione Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato Città di Pennabilli – Salita Valentini 1 – 47864 Pennabilli RN – tel 0541 928578 – www.pennabilliantiquariato.netinfo@pennabilliantiquariato.net
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